Secondo: Il brasato Stretto
al petto l’involto, sobbalzavo,
nell’autobus, passando i dissuasori, altri intorno a me stanchi tornavano, Alle pantofole! imploravano gli sguardi. Io ripassavo gli ingredienti e se li avevo, ma il fuso elastico e sodo mi pesava, lo poggiai al fianco e mi confusi, la tua natica salda mi parve di toccare e lo riposi al petto, dunque, ripresi: per questo brasato, rivisitato alla pugliese, ecco il guanciale, di castrato da lavoro, le spezie ci son tutte, anche gli aromi, il Primitivo in luogo del Barolo… ma, ecco il cavallo veniva dalla Puglia, ma dall’enorme testa sembrava … sì uno di quei giganti del Brabante, forse meglio sarebbe una birra delle parti sue una di quelle di lieviti selvatici o dolce… Intanto mi era sceso l’involto al fianco e di nuovo ero turbato da quel sentire la tua natica soda e tenera e gommosa… Basta! Or mi concentro e sento gli aromi di questo brasato “in fieri”, no non ancora: solo in programma. Eppur ecco li sento: il garofano e la buccia dell’arancio amaro, il ginepro e la salvia del Gargano un pizzico di zenzero e del sedano, carote, cipolle, scalogno e lampascione poco prezzemolo e l’erba cipollina, aglio ursino, una grattata d’iris (il rizoma). No questo non c’entra, è l tuo profumo che sempre ho nella testa e mi confonde, ma seppure dovesse andare male, se questo brasato dovesse mai bruciare, sarà con te una festa cenare a pane e olive, olive e pane. |
Menù d'amore
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